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24/01/2024
La consapevolezza dell’importanza della sostenibilità nel modo di fare impresa rappresenta da anni uno dei punti centrali della regolamentazione europea sul tema.
A dimostrazione di questo è possibile citare, primo fra tutti, il Green Deal europeo: pacchetto di iniziative e riforme giuridiche che hanno come scopo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Nel contesto del Green Deal la Commissione europea ha risposto alla crisi climatica con l’emanazione di una nuova direttiva: la direttiva n. 2464/2022, cd. Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) sugli obblighi di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario.
Scopo essenziale della direttiva è stato quello di estendere il numero di imprese obbligate a fornire informazioni di carattere non finanziario circa l’impatto socio-ambientale dell’attività svolta. Un obiettivo chiaro, reso possibile dagli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards).
Valutare, misurare e rendicontare le performance aziendali in ottica ESG significa ricorrere a strumenti convenzionali quali il Report di Sostenibilità o il Bilancio di Sostenibilità, le cui fondamenta si rifanno agli standard stabiliti da enti ed organizzazioni internazionali.
Esempi di questi standard sono le linee-guida emesse dal Global Reporting Initiative, oppure i criteri della Sustainability Accounting Standards Board, o ancora i più recenti standard ESRS.
In vista dell’approvazione della Direttiva CSRD, la Commissione europea ha adottato dei regolamenti delegati contenenti gli standard europei utili alla rendicontazione della sostenibilità aziendale, ovvero gli standard ESRS, ai quali devono rifarsi tutte le imprese interessate dalla direttiva.
L’obiettivo della Commissione europea è quello di creare un sistema di regole e linee-guida sulle pratiche sostenibili e gli obblighi di informazione che siano allineati ed armonizzati rispetto agli standard definiti dagli enti internazionali (Esempio: Global Reporting Initiative Standards).
Gli standard ESRS sono emessi dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), Organo consultivo indipendente nominato come consulente tecnico dalla Commissione europea per l’applicazione dei principi contenuti nella direttiva.
Dal momento di entrata in vigore della direttiva CSRD, ovvero gennaio 2024, l’EFRAG è tenuto ad aggiornare periodicamente gli standard ESRS anche e soprattutto con riferimento a quella parte di standard “di settore”, quindi specifici per attività aziendale svolta.
La struttura degli standard ESRS emessi dall’EFRAG si basa su 12 standard principali, che abbracciano i criteri ESG in linea generale.
I primi due standard sono applicabili in linea generica a tutti gli argomenti trattati dalla direttiva CSRD, mentre gli altri riguardano degli ambiti specifici:
La parte di ESRS relativa al Regolamento generale e alle regole di comunicazione delle informazioni (ESRS 1 e 2) fornisce indicazioni standard sulle norme di stesura e di contenuto relative agli strumenti utilizzati per rendicontare la sostenibilità.
Trattandosi di standard generali e trasversali, sono obbligatori per tutte le organizzazioni coinvolte dalla direttiva CSRD.
Oltre a delineare un quadro normativo che abbraccia il concetto di sostenibilità in senso ampio, la direttiva CSRD e gli standard ESRS introducono il principio della doppia materialità: le imprese coinvolte dagli obblighi informativi e di rendicontazione sostenibile sono tenute a misurare l’impatto che l’attività d’impresa ha sulla società e sull’ambiente, e l’impatto che i cambiamenti ambientali possono avere sull’azienda stessa.
Le imprese obbligate a redigere il Report di Sostenibilità, secondo gli standard ESRS, ai sensi della direttiva CSRD sono le:
Per la prima volta, nel panorama europeo, aumenta significativamente il numero di imprese tenute ad informare investitori, stakeholder e consumatori dell’impatto ambientale e sociale della propria attività, in maniera precisa e standardizzata.
L’apparato di obblighi informativi e di rendicontazione definiti dalla direttiva CSRD sono vincolanti soltanto nei confronti delle imprese di grandi dimensioni, quantomeno per il prossimo biennio.
Per quanto la conformità alla normativa non riguardi in maniera diretta le aziende di media dimensione e le PMI, in un’ottica di sostenibilità integrata è sempre conveniente redigere Report di Sostenibilità o Bilancio di Sostenibilità.