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Due diligence e responsabilità d’impresa: la nuova proposta della commissione Ue per la sostenibilità

Due diligence e responsabilità d’impresa: la nuova proposta della commissione Ue per la sostenibilità

10/05/2022

Nuovo obbligo per le imprese: dalla rendicontazione sull’ecosostenibilità delle attività economiche al dovere di diligenza aziendale. La proposta di direttiva dell’Ue promuove un comportamento sostenibile e responsabile da parte delle imprese.


Il 23 febbraio 2022 la Commissione europea ha adottato la proposta di direttiva sulla due diligence per le imprese ai fini della sostenibilità, che modifica la Direttiva Ue 2019/1937.

La Dichiarazione Non Finanziaria (DNF o NRFD Non Financial Reporting Directive) ha contribuito a generare un impatto positivo sulla responsabilità d’impresa; da sola però non è sufficiente a rendicontare sugli impatti negativi nelle catene del valore. Dunque, le imprese si trovano di fronte a nuovi obblighi, prima quelli informativi da inserire nella DNF e adesso quelli relativi al dovere di diligenza. Vediamo cos’è la due diligence, chi sono i destinatari della direttiva e quali obblighi è necessario rispettare per non incorrere in sanzioni.


Direttiva due diligence aziendale: cos’è


La direttiva sulla due diligence aziendale (dovere di diligenza) intende promuovere un comportamento sostenibile e responsabile da parte delle imprese; queste hanno il compito di individuare gli effetti negativi delle loro attività sui diritti umani e sull’ambiente, cercando di attenuarli o evitarli.

Interviene in coerenza con i Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani, le linee guida OCSE per le imprese multinazionali e le linee guida OCSE sulla due diligence per la condotta d’impresa responsabile. Integra il regolamento sulla Tassonomia Ue, con cui sono facilitate le decisioni in materia di investimenti eco sostenibili e contrasta il greenwashing.


Alcuni Stati membri hanno già introdotto nel loro ordinamento delle norme in materia di dovere di diligenza e alcune imprese hanno adottato in maniera volontaria delle misure in tale ambito. La direttiva sulla due diligence intende uniformare, mediante l’obbligatorietà, la valutazione dei rischi e degli impatti, che tendono a poter evolvere sulla base di nuovi rapporti commerciali.


Due diligence: gli obiettivi


La due diligence stabilisce i criteri che le aziende devono osservare al fine di garantire il rispetto dei diritti umani e di standard ambientali minimi. Gli Stati membri devono adeguare le loro normative prevedendo obblighi per le imprese, quali l’identificazione, la prevenzione e la mitigazione degli abusi dei diritti umani (lavoro coatto, sfruttamento dei lavoratori e del lavoro minorile, sicurezza sul lavoro) e la violazione degli standard relativi alla tutela ambientale lungo l’intera catena di valore (impatti ambientali quali emissioni di gas a effetto serra, inquinamento, perdita di biodiversità).


La direttiva sulla due diligence punta a generare parità di condizioni tra le imprese, garantire maggiore trasparenza per i consumatori e gli investitori e aumentare la responsabilità d’impresa.


Due diligence: i soggetti obbligati


L’obbligo di due diligence è applicato solo alle grandi aziende che operano nel mercato unico, comprese quelle stabilite al di fuori dell’Ue.

Le PMI e le microimprese sono escluse dall’obbligo, ma possono essere indirettamente vincolate a rispettare il dovere di diligenza nel caso in cui stringano rapporti commerciali con un’impresa obbligata.


Le imprese che hanno la sede in Ue sono obbligate all’adozione della due diligence entro due anni dall’entrata in vigore della direttiva; queste sono suddivise in due gruppi:


  • imprese con più di 500 dipendenti e un fatturato annuale di almeno 150 milioni di euro;
  • imprese con almeno 250 dipendenti e un fatturato superiore ai 40 milioni l’anno, a condizione che almeno il 50% del fatturato derivi da un settore ad alto rischio (industria agricola, tessile o mineraria). 


Le imprese con sede fuori dall’Ue devono adottare le misure per implementare la direttiva di due diligence entro quattro anni dalla sua entrata in vigore; le aziende devono essere in possesso delle seguenti caratteristiche:


  • fatturato di oltre 150 milioni di euro all’interno dell’Ue;
  • fatturato di oltre 150 milioni di euro, di cui almeno più di 40 milioni solo nell’Unione; il 50% del fatturato netto globale deve essere generato in uno o più settori ad alto rischio.


Dovere di diligenza: il compito degli amministratori d’impresa


Gli amministratori d’impresa hanno il compito di controllare l’integrazione e la corretta attuazione della due diligence; le attività devono essere supervisionate anche mediante il coinvolgimento degli stakeholder.


La proposta di direttiva sulla due diligence richiede che siano attuate le seguenti azioni all’interno dell’impresa:


  • integrazione del dovere di diligenza nelle policy aziendali;
  • identificazione degli impatti effettivamente o potenzialmente dannosi;
  • adozione di misure che prevengono o mitigano gli impatti negativi;
  • predisposizione di procedure di reclamo, nel caso in cui persone, organizzazioni o sindacati subiscono impatti avversi;
  • monitoraggio dell’efficacia delle policy e delle misure di due diligence;
  • comunicazione al pubblico inerente alle attività in materia di due diligence.


Le aziende sono tenute a realizzare un piano d’azione di prevenzione in cui sono chiarite le azioni da attuare, inserendo indicatori qualitativi e quantitativi utili alla misurazione dei miglioramenti che ne derivano. Il piano deve evidenziare che la loro strategia commerciale è compatibile con gli accordi di Parigi sul clima. Se il cambiamento climatico è identificato come rischio per le attività dell’impresa è necessario inserire un ulteriore piano in cui sono inclusi gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.


Devono, inoltre, assicurare che i loro partner aderiscono al piano d’azione di prevenzione e al codice di condotta, chiedendo loro di applicare simili misure nelle relazioni commerciali; ciò mediante l’applicazione di specifiche clausole contrattuali sottoposte poi a verifica da soggetti terzi.

Qualora non fosse possibile minimizzare gli impatti derivanti dalla relazione commerciale, le imprese possono sospendere temporaneamente il rapporto o addirittura terminarlo.


Imprese obbligate e autorità di vigilanza: controlli e sanzioni


L’implementazione delle norme sul dovere di diligenza è controllata mediante l’applicazione di sanzioni e un regime di responsabilità civile. 

Le imprese sono esenti da responsabilità nel caso in cui l’impatto negativo è generato da partner indiretti con cui sussiste una relazione commerciale, ma solo se l’impresa obbligata alla due diligence ha introdotto clausole contrattuali e ha imposto obblighi simili nel rapporto e se è stata verificata l’osservanza delle clausole.


Gli Stati membri devono nominare un’autorità nazionale di vigilanza, che assolve ai seguenti compiti:


  • compiere indagini e informarsi;
  • ordinare cessazione di violazioni;
  • imporre misure in grado di evitare danni irreparabili;
  • applicare azioni che possono ovviare ai danni eventualmente causati;
  • imporre sanzioni monetarie commisurate al fatturato d’impresa.


Le indagini possono essere sia di iniziativa dell’autorità sia avvenire a seguito di reclami sul mancato rispetto degli obblighi di due diligence.

Gli Stati membri provvedono a monitorare che le imprese aggiornano annualmente la politica del dovere di diligenza.


Il nostro supporto per la sostenibilità aziendale: dall’Assessment ESG alla DNF


Come abbiamo visto, il rispetto della due diligence non è obbligatorio in modo diretto per le piccole e medie imprese. La sostenibilità aziendale, la responsabilità d’impresa, il dovere etico, la tutela ambientale e dei diritti umani sono temi che però riguardano tutti; ecco perché nonostante le PMI non siano obbligate a rispettare la due diligence la Commissione europea prevede misure di sostegno per integrare il dovere di diligenza nella strategia aziendale.


Del resto, se le piccole e medie imprese intrattengono rapporti commerciali con aziende obbligate e non sono preparate a questo adempimento, rischiano di essere tagliate fuori.


Il nostro team ti aiuta a migliorare la sostenibilità aziendale e ad accrescere la competitività sul mercato; la nostra strategia di sostenibilità è personalizzata in base alle tue esigenze e necessità: partiamo dall’Assessment ESG che ci permette di fotografare l’azienda così da capire la tua posizione rispetto alle best in class di settore, quali azioni compiere e quali attività implementare.


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