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Nasce il MiTE. Qual è la mission del Ministero della Transizione Ecologica?

Nasce il MiTE. Qual è la mission del Ministero della Transizione Ecologica?

30/03/2021

“È una sfida imponente e tutto l’esecutivo è impegnato a lavorare per portarla a termine. Abbiamo davanti a noi poco tempo per vincerla, ce lo dicono i dati scientifici sui cambiamenti climatici”.


Roberto Cingolani guiderà la transizione dell’Italia verso un futuro a emissioni zero. È la decisione presa dal Consiglio dei Ministri, il quale ha istituito quest’anno, nel mese di febbraio, il Ministero per la Transizione ecologica, come successore del Ministero dell’ambiente e della tutela del mare.

Al MiTE sono, tra l’altro, attribuite funzioni in materia energetica, precedentemente assegnate al MiSE – Ministero dello Sviluppo Economico. Cingolani si occuperà dello sviluppo di tutti gli impianti rinnovabili, compreso l’eolico offshore e i relativi incentivi ed avrà il compito di creare una rete nazionale di ricarica per garantire i rifornimenti dei veicoli elettrici.


Energia: dal MiSE al MiTE


Al MiTE sono trasferite tutte le competenze del MiSE su rinnovabili, decarbonizzazione, efficienza energetica, ricerca e nuove tecnologie energetiche “clean”, mobilità sostenibile, piano idrogeno e strategie di settore, decommissioning nucleare, transizione sostenibile delle attività di ricerca e produzione di idrocarburi. Nell’art. 3 del Decreto si legge:

A decorrere dalla data di adozione del decreto, la direzione generale per l’approvvigionamento, l’efficienza e la competitività energetica e la direzione per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari del Ministero dello sviluppo economico, con la relativa dotazione organica e con i relativi posti di funzione di dirigente di livello generale e non generale, sono trasferiti al Ministero per la transizione ecologica”.


CiTE, il comitato per la transizione ecologica


Il Consiglio dei Ministri ha istituito anche il CiTE – Comitato interministeriale per la transizione ecologica, il quale avrà il compito di coordinare le politiche in materia di mobilità sostenibile, contrasto al dissesto idrogeologico e al consumo del suolo, risorse idriche e relative infrastrutture, qualità dell’aria ed economia circolare, individuando le azioni, le misure, le fonti di finanziamento, il relativo cronoprogramma e le amministrazioni competenti all’attuazione delle singole misure. Il Piano per la transizione ecologica servirà a coordinare le politiche energetiche.


Cosa vuol dire transizione ecologica?


Sviluppo economico correlato a principi di tutela ambientale, rispetto etico e sociale: da qui nasce il concetto di transizione ecologica, che ha l’obiettivo di creare un futuro sostenibile mantenendo gli equilibri planetari associati al benessere dell’umanità.

La transizione ecologica presuppone un allontanamento dall’utilizzo dei combustibili fossili, il perseguimento di una maggiore efficienza energetica e l’implementazione dell’economia circolare in tutti i settori.

Essa prevede fortissimi investimenti di riqualificazione del territorio e di innovazione tecnologica che permettano di produrre e consumare senza devastare il capitale umano.


Economia, clima, ambiente: il ruolo della digitalizzazione


L’Italia deve diventare una nazione sicura e smart, in grado di disporre dei migliori strumenti per l’acquisizione dei dati del territorio, per prevenire le calamità naturali”.


Cingolani pone l’accento sulla digitalizzazione e sulle opportunità che ne derivano, come guida alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente. L’innovazione è fondamentale per crescere ed essere competitivi, ma non bisogna trascurare gli effetti che essa può avere sull’ambiente: si alla rivoluzione digitale, ma analizzando sempre ciò che facciamo e produciamo.

Il Ministro ha tra l’altro annunciato che entro il 30 settembre definirà il Pitesai, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, la mappa delle aree dove si possono cercare ed estrarre idrocarburi.


Italia 1.5: Greenpeace e Accordo di Parigi si allineano


Greenpeace Italia ha lanciato, già prima della nomina di Cingolani, il Rapporto Italia 1.5, uno scenario di rivoluzione energetica all’insegna della transizione verso le rinnovabili e della totale decarbonizzazione del Paese. Un piano che permetterebbe di rispettare gli accordi di Parigi, portando vantaggi economici, occupazionali e di indipendenza energetica. Si prospettano due scenari:


  • emissioni zero al 2040
  • decarbonizzazione totale al 2050.


La rivoluzione energetica si allinea all’obiettivo dell’Accordo di Parigi sul contenimento della temperatura globale entro 1.5°C.


I punti chiave della transizione ecologica secondo Greenpeace


La transizione ecologica si pone l’obiettivo di costruire le basi per una nuova società responsabile e attenta agli equilibri planetari. Abbandonare definitivamente i combustibili fossili in favore delle energie rinnovabili è un’azione non più rinviabile, vista la correlazione con la transizione energetica.

Secondo Greenpeace per mettere in atto la transizione energetica l’Italia deve puntare su:


  1. Energie rinnovabili: è necessario un aumento degli investimenti nell’energia rinnovabile e interventi sulla rete elettrica per poter raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dalla Commissione Europea al 2030.
  2. Agricoltura ed economia circolare: intervenire sul sistema degli allevamenti intensivi per diminuire le emissioni di gas serra e impatto su ambiente e salute umana; bisogna puntare all’agroecologia, per ridurre l’uso di pesticidi e aumentare la superficie dedicata all’agricoltura biologica. Servono inoltre misure urgenti in tema di economia circolare, per prevenire e ridurre i rifiuti prodotti, soprattutto quelli derivanti dalla frazione monouso; bisogna responsabilizzare sempre di più i produttori, partendo dalla Plastic tax.
  3. Mobilità a emissioni zero: raggiungere l’obiettivo presente nel PNIEC – 6 milioni di veicoli elettrici nel 2030 – non diventa possibile senza investimenti su infrastrutture di ricarica e piani industriali che indirizzino in questa direzione il mercato. Sappiamo bene quanto il settore dei trasporti sia tra le principali fonti di inquinamento atmosferico.
  4. Stop definitivo delle trivelle: un divieto permanente ad ogni nuova attività di prospezione, ricerca e sfruttamento di gas e petrolio sul territorio nazionale, a terra e in mare.
  5. Tutela della biodiversità: sono necessari interventi che consentano di ripristinare l’integrità degli ecosistemi: tutelare e irrobustire il patrimonio forestale del Paese; per quanto riguarda la biodiversità marina l’impegno dell’Italia è tutelare il 30% dei suoi mari entro il 2030, progetto noto come “30×30”.


Lo sviluppo dell’LCA per raggiungere la transizione ecologica


Coerentemente alle azioni mirate alla riduzione delle emissioni inquinanti, al passaggio ad un’economia circolare, all’utilizzo di energie derivanti da fonti rinnovabili, il settore industriale è alla continua ricerca di metodi che siano in grado di rendere più green prodotti, attività, processi e servizi.

Uno dei metodi più utilizzati e che ha avuto successo negli ultimi anni è l’analisi del ciclo di vita – LCA – di un prodotto, servizio, processo. L’LCA aiuta a quantificare, interpretare e valutare l’impatto ambientale e il carico energetico, durante l’intero arco della propria vita.


Come supportare la strategia ambientale delle imprese?


Il LIfe Cycle Assessment è in grado di fare una fotografia completa di un sistema: gli input – materiali, elettricità, acqua, combustibili – e gli output – tutte le emissioni che ne derivano -. Rappresenta un supporto fondamentale allo sviluppo della strategia ambientale delle aziende, infatti grazie all’LCA è possibile misurare la carbon footprint di un prodotto o di un’organizzazione, quindi la quantità di emissioni di gas a effetto serra generate nell’arco di vita di un prodotto, processo, servizio. Inoltre, è lo strumento che permette di ottenere l’etichetta ecologica di tipo III, cioè la Dichiarazione Ambientale di Prodotto – EPD.

Con l’EPD differenzi i prodotti e i servizi che immetti sul mercato, in quanto comunichi in maniera trasparente il loro impatto ambientale.


Sei pronto a partecipare attivamente alla transizione ecologica? Con noi puoi da subito, ti aiutiamo a migliorare la sostenibilità ambientale della tua azienda grazie alle certificazioni carbon footprint e EPD.

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