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Certificazione parità di genere: cosa cambia con il nuovo Codice Appalti

Certificazione parità di genere: cosa cambia con il nuovo Codice Appalti

13/06/2023

La certificazione per la parità di genere è un documento che attesta le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.


Si tratta di una certificazione che sta acquisendo una grande rilevanza tra le aziende, perché capace di attrarre l’attenzione degli stakeholder e consentire l’accesso a bandi e incentivi.

Scopriamo insieme cosa cambia per le imprese dal 1° luglio 2023 a seguito delle modifiche al nuovo Codice dei Contratti Pubblici.


Codice Appalti 2023: dalla vecchia alla nuova versione


Il nuovo Codice Appalti varato dal Governo Meloni (D.Lgs. n. 36/2023) contiene un riferimento specifico alla promozione della parità di genere nell‘articolo 108 che definisce i “Criteri di aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture”. Un articolo che è stato oggetto di discussione tanto da essere modificato dal Decreto-legge del 29 maggio 2023 n. 57.


Il Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. n. 50/2016) prevedeva, infatti, che le stazioni appaltanti indicassero il punteggio premiante attribuito ai possessori della certificazione della parità di genere ai sensi della UNI PdR 125:2022, ovvero un’attestazione rilasciata da un soggetto terzo e imparziale.


Il nuovo Codice dei Contratti D.Lgs.36/2023 (all’art. 108, comma 7), invece, stabilisce che le stazioni appaltanti considerino un “maggior punteggio da attribuire alle imprese che attestano, anche a mezzo di autocertificazione, il possesso dei requisiti di cui all’articolo 46-bis del d.lgs. 198/2006”.


Una modifica che lascia il compito alle stazioni appaltanti di verificare l’attendibilità sia dell’autocertificazione che dei requisiti in possesso per la certificazione della parità di genere, e che ha incontrato la disapprovazione di diverse realtà. Accredia, ad esempio, l’ente di accreditamento designato dal Governo italiano, ha ufficialmente dichiarato di ritenere l’autocertificazione incapace di fornire le stesse garanzie di un’attestazione rilasciata da terzi accreditati.


Altra sostanziale modifica, tra la vecchia e la nuova versione del Codice, riguarda la riduzione degli incentivi previsti a favore delle imprese che intendono acquisire la certificazione della parità di genere. In effetti, il Codice Appalti 50/2016 riconosceva all’operatore economico una riduzione della cauzione pari al 30% per partecipare alle procedure di accreditamento (non cumulabile con altre riduzioni). 


Il nuovo Codice, invece, riduce questa percentuale al 20% rendendo però tale agevolazione cumulabile con altre riduzioni legate all’ottenimento di certificazioni o marchi inclusi nell’allegato II.13 del Codice Appalti.


Decreto Legge n.57/2023: addio autocertificazione per la parità di genere


Dal 1° luglio 2023 le imprese interessate alla conquista dei punteggi premianti aggiudicati dalle stazioni appaltanti - in merito alla certificazione della parità di genere - devono fare i conti con la recente modifica dell’art. 108 del nuovo Codice Appalti.


Quest’ultimo è stato oggetto di revisione da parte del Governo, che ha scelto di intervenire attraverso l’art. 2 del Decreto-legge 57/2023 pubblicato il 29 maggio 2023, eliminando sia i riferimenti all’autocertificazione della certificazione parità di genere sia alla verifica di attendibilità: “Al fine di promuovere la parità di genere, le stazioni appaltanti prevedono nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, il maggior punteggio da attribuire alle imprese per l’adozione di politiche tese al raggiungimento della parità di genere comprovata dal possesso della certificazione della parità di genere di cui all’articolo 46 -bis del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198.”


L’autocertificazione redatta e siglata dalla stessa azienda non è più riconosciuta; pertanto, le aziende potranno dimostrare il possesso della certificazione della parità di genere solo attraverso attestazioni verificate e meritare il maggior punteggio attribuibile dalla stazione appaltante.


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